
Le imprese italiane si trovano a dover fronteggiare la crisi da Covid-19 con una struttura finanziaria decisamente diversa rispetto a quella della precedente crisi economica. La leva finanziaria si è ridotta di circa dieci punti percentuali da allora, l'incidenza dei debiti a breve termine sul totale di quelli finanziari è scesa di sette punti e alla fine dell'anno scorso le attività liquide in bilancio avevano raggiunto il picco del 21% del Pil. Il tasso di deterioramento dei prestiti è sceso all'1,9% alla fine del 2019 mentre era al 2,6% nel 2007. Tuttavia ciò che è avvenuto nel I trimestre 2020 è tuttavia un vero e proprio game-changer: "L'intensità della crisi in corso si rifletterà in un marcato incremento della vulnerabilità finanziaria delle imprese. Secondo il modello di microsimulazione della Banca d'Italia, per ogni calo del 5 per cento del MOL nominale, la quota di debito detenuto dalle imprese vulnerabili salirebbe tra 1,0 e 1,3 punti percentuali alla fine del 2020".
La buona notizia è che secondo Banca d'Italia le condizioni del mercato del credito rimarranno accomodanti nonostante la crisi Covid: "Il costo dei finanziamenti bancari, in larga parte a tasso variabile, ha raggiunto un valore minimo del 2 per cento in febbraio. Il rischio che il protrarsi delle tensioni finanziarie sui mercati possa portare nel breve periodo a un aumento dell'onere del debito è basso, in ragione sia dell'indicizzazione a tassi di riferimento che permangono negativi [...] sia delle misure di politica monetaria adottate dall'Eurosistema". L'Euribor a tre mesi, va detto, a metà aprile ha registrato qualche tensione sull'interbancario, risalendo in poche settimane a -0,16% (23 aprile) per poi riscendere anche al di sotto del -0,30%.
La cattiva notizia è che, sempre secondo Banca d'Italia, "Nell'anno in corso la diminuzione del credito bancario alle imprese, in atto dall'inizio del 2019, potrebbe acuirsi per il complesso del settore, nonostante l'aumento dell'indebitamento per fare fronte al maggiore fabbisogno di liquidità". Sebbene infatti il sistema bancario italiano possa contare oggi su una maggiore solidità patrimoniale la crisi potrebbe minare ulteriormente la redditività degli istituti, già affossata dagli sforzi sugli NPL e dalla politica monetaria ultra-accomodante della Bce, compromettendo la spinta anticiclica del mercato del credito (che già vedeva una variazione tendenziale negativa nei prestiti concessi alle società non finanziarie prima dello scoppio dell'emergenza Covid).